Monastero dei Frati Bianchi 1

Monastero dei Frati Bianchi7 min read

Il primo effetto che questi vini hanno prodotto su di noi è stato un diffuso e duraturo senso di benessere. Il motivo principale sta nella loro assoluta naturalità, che è frutto di qualità nella viticoltura e nella vinificazione. Siamo nella parte più a Nord della Lunigiana, una terra racchiusa in un triangolo formato dall’Appennino Tosco-Emiliano, dalle Alpi Apuane e dal Mar Tirreno. Un ecosistema raro, dove clima continentale e mediterraneo si incontrano, rilasciando giornate di caldo soleggiato, che donano struttura e carattere alle uve, compensate da decise escursioni termiche durante la notte, garanzia di freschezza ed aromaticità. E poi c’è la mineralità, che è legata indissolubilmente al terreno, ricco di calcare, che porta un ingente patrimonio microbiologico sulla superfice, del quale è necessario essere profondi conoscitori per poterne cogliere appieno le potenzialità. La formazione di queste colline deriva dai fondi degli antichi oceani, dove rocce magmatiche nel corso dei millenni sono state ricoperte da depositi marini, argille abissali e calcari marnosi. L’innalzamento delle catene montuose ha fatto affiorare in superficie queste terre e dato origine all’attuale composizione geologica del terreno. Le infiltrazioni di acqua nei millenni hanno fatto il resto, disgregando la roccia e rendendola materia viva, liberando quei sali minerali che sono la traccia distintiva del territorio e della sua identità. Oggi parliamo di Lunigiana perché questa terra è indiscutibilmente protagonista di una trasformazione epocale, dovuta ai cambiamenti climatici. Con il generale innalzamento delle temperature la regione è passata da zona fredda e poco fertile a zona temperata e generosa, ed i suoi vini, un tempo sconosciuti, hanno assunto il potenziale per diventare un nuovo riferimento dell’enologia italiana (e non solo). L’azienda Monastero dei Frati Bianchi, situata in Località Fivizzano (Provincia di Massa Carrara), nasce nella primavera del 2004 quando Giorgio Tazzara intravede la possibilità di recuperare le antiche terre del Monastero che, seppur vitate per secoli, erano cadute in abbandono. I valori che ispirano Giorgio nell’affrontare la sfida sono il recupero dei terreni incolti ma soprattutto il rilancio di due vitigni autoctoni come la Pollera e la Barsaglina, che in degustazione ci hanno davvero impressionato. Nel 2018, con l’entrata in società della famiglia Bernardini, iniziano le vere opere di ampliamento e rafforzamento aziendali, con l’aggiunta del nuovo vigneto della Rocca, che porta la produzione alle attuali ventimila bottiglie. Ma soprattutto grazie all’accordo di collaborazione con Francesco Petacco, il talentuoso enologo castelnovese, che contribuisce a rafforzare l’espressione di autenticità e di tipicità del territorio presente in bottiglia. La nostra degustazione si è svolta nel Real Collegio di Lucca, in occasione della Kermesse “Anteprima vini della Costa Toscana 2023”, una fiera regionale che ha presentato oltre 600 etichette in degustazione, con una qualità media molto elevata. In degustazione è andata l’annata attualmente in distribuzione, tranne che per il Deir, che è stato assaggiato in verticale 2018 e 2019 (ancora in affinamento), perché come ci ha voluto sottolineare Francesco “la pratica produttiva non rimane mai immobile di fronte al passare degli anni”. E’ stato pertanto doveroso permettere a questo vino di poter narrare la propria evoluzione ed il proprio percorso di affinamento e le novità non sono mancate.

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MARGINE 2021 Bianco IGT Val di Magra. Margine è nome della località dove si trova la cantina, e questa etichetta è stata pensata per rappresentare l’unione di diverse varietà autoctone a bacca bianca come Durella, Albarola e Vermentino assieme a un saldo di Chardonnay. Le uve fermentano a contatto con le bucce qualche giorno, per poi affinare in acciaio a contatto con i propri lieviti per circa nove mesi. Alla vista è dotato di un bel colore giallo dorato. Naso di elegante complessità prima con erbe aromatiche e frutti gialli, per poi proseguire con agrumi in un epilogo minerale. L’incontro con il palato è croccante e avvolgente, la dinamica è sapida, succosa sino al finale dove erbe e agrumi regalano una freschezza identitaria e persistente.

CENOBIO 2020 Rosso IGT Toscana. Cenobio, nome che riprende il significato storico di comunità monastica, nasce dall’ unione di Pollera, Barsaglina e Merlot. La vinificazione e l’affinamento avvengono in acciaio dove rimane circa un anno a contatto con i propri lieviti. Nel bicchiere si presenta con un colore rubino brillante. Al naso si manifesta con note di ciliegia, fiori macerati e timo in una traccia minerale molto territoriale. In bocca è aperto, godibile, ha una dinamica brillante, innervata da fresche sensazioni, la struttura tannica dona un bel passo senza imporsi sino al finale piacevolmente lungo e speziato.

POLLERA 2019 Rosso IGT Toscana. La Pollera è un vitigno autoctono a bacca rossa che è coltivato da secoli in Lunigiana. Ha la peculiarità di produrre acini dalla buccia sottile. Le uve di questa etichetta vengono vinificate in acciaio per poi affinare in legno grande per circa dodici mesi. Alla vista si presenta con un colore nobile, scarico e delicato. Naso di eleganza identitaria con melograno, bacche di ginepro, sentori di marasca e nuance di pietra focaia. La sua stratificazione non si svela nell’immediato, facendosi più enigmatica ed interessante. Nell’incontro con il palato si conferma lieve ed elegante per poi farsi vibrante e verticale grazie a tannini setosi che accendono un finale lunghissimo di dolci ritorni amari.

BARSAGLINA 2019 Rosso IGT Toscana. La Barsaglina è un altro vitigno autoctono a bacca rossa coltivato da tempo in queste zone, noto per le sue qualità di carattere e struttura, fermenta in acciaio con lunga macerazione. Si ottiene così un vino dal colore rubino denso che affina in botti medio grandi per almeno 12 mesi. Ha un naso stratificato, generoso, importante con note di violetta, ribes, mirtilli, spezie balsamiche e radici scure. Al gusto è subito intenso, sorprende per volume ed equilibrio, la trama tannica si intreccia al ritorno dei piccoli frutti donando slancio gustativo sino alla chiusura territoriale di profondissima mineralità.

DEIR 2018 Rosso IGT Toscana. Deir, che significa Monastero, è un blend di Merlot e Syrah (in prevalenza), vinificate separatamente in acciaio a tino aperto con una lunga macerazione. L’affinamento avviene in legno medio e piccolo per almeno 12 mesi. Nel bicchiere si presenta con un colore rubino intenso, mostrando un naso di grande ricercatezza con piccoli frutti di bosco, pepe nero, spezie, erbe officinali e minerali scuri. Una materia eccellente che è ancora alla ricerca di una sua espressività definitiva. Il palato di grande complessità seduce da subito con tannini fitti e stratificati, la potenza è innervata di eleganza grazie alla freschezza che consideriamo la vera matrice territoriale di tutti i vini dell’azienda. La dinamica gustativa procede quindi piena e intensa innervando tutto il palato sino alla chiusura coinvolgente.

DEIR 2019 Rosso IGT Toscana. Degustata per capirne le potenzialità future, di quello che è considerato il Top wine aziendale. L’annata è stata più calda rispetto alla 2018, ma grazie alle grandi escursioni termiche tra notte e giorno percepiamo al naso un vino che già ora mostra una grande nobiltà: subito una vena balsamica e floreale lasciano posto a marasca, mora, macchia mediterranea e sottobosco. Al gusto è già coerente con l’olfatto, lo sviluppo è imponente, autorevole, espressivo, anche qui la vena acida diventa vibrazione e identità, i tannini sono profondità e tattile succosità, la chiusura sembra non finire. Nonostante la giovane età già ci emoziona.

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