Alla scoperta sensoriale di un vitigno millenario profondamente mediterraneo
Domenica 27 novembre 2022 presso il Plaza Bistrot di Orbetello si è tenuta la prima di una serie di Masterclass in programma nella stessa location, il tema di questa prima esperienza è stato il vitigno Grenache, uno dei più coltivati al mondo e molto diffuso anche in Italia dove siamo soliti chiamarlo Cannonau in Sardegna, Alicante in Toscana, Gamay in Umbria, Tai Rosso in Veneto e Guarnaccia in Liguria. È un vitigno vigoroso ma sensibile all’umidità, infatti a causa dei suoi grappoli grandi e compatti necessita di specifiche potature, ventilazione frequente e suoli magri e siccitosi. Tante attenzioni restituiscono ai produttori ed ai consumatori “Grenache addicted” vini molto interessanti per i loro corredi organolettici eleganti e complessi, dove intense note di frutti scuri e maturi introducono vini corposi, materici, di buona acidità e persistenti. In blend o in espressioni monovarietali questo vitigno ha conquistato il mondo iniziando il suo viaggio dalla Sardegna, infatti recenti ritrovamenti di vinaccioli della varietà grenache, risalenti al periodo nuragico, hanno collocato questa varietà sull’isola ben 3000 fa anni smentendo di fatto le teorie precedenti che attribuivano alla Spagna la sua terra d’origine. La degustazione ci ha trasportati in un viaggio sensoriale attraverso Spagna, Sardegna, Valle del Rodano in Francia terminando in Maremma.
Il primo degustato è della cantina Peninsula Vinicultores, di proprietà del magnate Spagnolo Jesus Cantarero, presidente di Alvinesa Alcoholera Vinicola leader europeo nella produzione di alcol etilico. Peninsula Vinicultores è una realtà vitivinicola che ha come filosofia aziendale il recupero e la salvaguardia di piccole realtà produttive destinate a sparire. Abbiamo avuto quindi il piacere di degustare un vino molto particolare il Viñedos Viejos Vino de Montana, annata 2018 14,5° in alcol, un assemblaggio di un 40% di Garnacha proveniente dalla Sierra de Gredos (Massiccio centrale, Madrid) ed il 60% di Piñuela, Rufete e Garnacha provenienti dalla Sierra de Gata (Massiccio centrale, al confine con il Portogallo). In entrambi i casi le vecchie vigne, madri di questo vino, affondano le loro radici su suoli granitici e ad altitudini vertiginose, cemento ed acciaio i contenitori per la vinificazione e nessun legno per l’affinamento. In degustazione: more e lamponi maturi intensamente aprono l’analisi olfattiva, seguono delicate note balsamiche e speziate, l’assaggio stupisce per la sua freschezza, ed il tannino non molto intenso ma delicatamente polveroso è comunque fine e ben integrato. Il frutto rimane il protagonista anche nei retronasali ma nella sua persistenza lascia note palpabili di marmellata di ciliegie ed una chiusura speziata: chiodi di garofano. Liquirizia.
Il secondo vino degustato è il Carros 2018, un Cannonau Classico Doc Nepente di Oliena dei Fratelli Puddu, produttori certificati Bio e concentrati sul vitigno come pochi altri sono, le loro etichette: Cannonau Doc, Cannonau Riserva, Cannonau Classico, spumante metodo charmat 100% cannonau, un blanc de noir fermo, sempre base cannonau ed un vermentino. In degustazione: l’aspetto visivo colpisce per trasparenza e luminosità, al naso eleganti note speziate pungono piacevolmente ed una prugna dolce e carnosa delinea il soggetto del bouquet olfattivo, seguono more, ciliegie, viola appassita, mirto, alloro ed importanti richiami alla tipica macchia sarda. Al gusto una nota fresco/sapida investe il palato ed i frutti già avvertiti tra i profumi tornano nei retronasali, spezie orientali e pepe nero persistono, chiudono cacao e cannella elegantemente fusi nella trama tannica ben polimerizzata e piacevolmente insidiata tra le papille gustative di lingua e gengive. 12 mesi di Tonneaux.
Per il terzo vino si torna in continente, Valle del Rodano nello specifico, Cote du Rhone è l’Appellation d’Origine Controllèe, Samorens il vino e Ferraton Pere et Fils la cantina, annata 2020. Azienda biodinamica che possiede vigneti in molte zone della Valle del Rodano. La Valle del Rodano è un’area vitivinicola che racchiude molte Aoc, all’atto pratico le nostre Doc, e non è quindi da confondere con la Cote du Rhone Aoc che ricopre una superfice ben più delimitata. In degustazione: un rosso rubino vivace, luminoso e dai riflessi granati aggrada la vista, al naso è intenso e fruttato, floreale, elegantemente speziato anche in questo caso frutti rossi e neri, maturi, la fragola si alterna al lampone e la cannella ai chiodi di garofano. Al gusto un interessante ingresso di moderata freschezza ricorda amarasche acidule, il tannino è leggermente ruvido ma gli aromi di bocca sono sottili. Torna la Liquirizia in chiusura insieme a spezie esotiche. Un anno di Elevage en cuve (botte grande). Il quarto vino proviene da una denominazione che estende il suo areale non molto distante da quello della Aoc precedente, siamo in Chateauneauf du Pape Aoc, poco a sud, dove i vini possono arrivare ad essere composti da più di 13 varietà di uva, in questo caso, come nel vino precedente, grenache 85% – syra e cinsault 15%. L’azienda è Victor Berard et Fils, i primi in Francia ad aver venduto il vino in bottiglia anziché il botte. Qui si dice che i vini hanno spesso un sentore di carne alla griglia, non riscontrato durante la nostra degustazione. Annata 2020. In degustazione: rosso rubino cupo dai riflessi purpurei ma più impenetrabile dei campioni precedenti, il naso non smentisce l’esame visivo, prugna, mora, marmellata di mirtilli, viola, spezie dolci, chiodi di garofano, cannella, balsamicità. Al gusto ancora i mirtilli, tannini meno presenti, nella chiusura ancora un sottofondo speziato, ma un pochino corto e con una marcatura leggermente amaricante, non fastidiosa ma rilevata. Un anno di Elevage en cuve (botte grande).
Un intermezzo gastronomico prontamente servito dell’attento patron di casa Daniele Amaddii e dalla sua compagna Federica, preparato dalle esperti mani della mamma, ci ha introdotti al quinto vino, Oltreconfine 2018, Grenache 100%. Marco e Moreno Bruni, conduttori dell’omonima azienda agricola di 40 ettari e 320000 bottiglie/anno, hanno aggiunto valore al percorso degustativo con la loro presenza. Un dettagliato racconto, infatti, ci ha accompagnati nel loro mondo fatto di Morellino di Scansano e Vermentino, di Maremma Toscana Doc e di Grenache. In degustazione: il naso esplosivo irrompe con frutti rossi, frutti di bosco, ciliegia sotto spirito, rosa rossa appassita, prugna e chiodi di garofano, cannella e pepe nero. In bocca entra morbido e setato, fresco e sapido, i frutti si confermano tutti, maturi e persistenti, il tannino è ben inserito nel fitto tessuto gustativo, la chiusura è lunga e rimane piacevolmente balsamica, eucalipto e mentolato, torna la liquirizia come a confermare questo filo conduttore che unisce tutti i vini provenienti da questo vitigno. Dodici mesi di rovere francese.
Osservando il percorso fatto si può concludere dicendo che le aziende che allevano con passione questa varietà sono aziende che propongono vini dai gusti fortemente orientati al frutto maturo che mai passa in secondo piano nell’approccio olfattivo. I vini sono, in una visione globale, sempre piacevoli, morbidi, ed hanno una buona freschezza, un buon potenziale evolutivo, ma si presentano pronti anche in caso di annate molto giovani. Spezie esotiche e piacevoli, sfumature aromatiche donano un timbro netto e riconoscibile nei vini in purezza. Al termine di questa esperienza, non possiamo certo dire che ora conosciamo il Grenache, ma certo un pochino meno di prima lo ignoriamo.
- Grenache, sì, ma quale? - Maggio 23, 2023