Oggi più che mai assisto a una sempre più diffusa problematica: il cibarsi.
Un’azione spontanea, senza problemi, primordiale e innata, diventata per noi fonte di disagio, che ci pone in lotta con noi stessi e in imbarazzo con gli altri. Guardandoci intorno ci accorgiamo di quante persone siano in sovrappeso: dalla più banale pancetta (da non sottovalutare in quanto molto pericolosa) alla più grave forma di obesità.
E’ sempre più difficile vedere persone in forma e magre, equilibrate. Sì perché l’aumento di peso è il risultato di una mancanza di equilibrio, di un’alterazione della nostra capacità di gestirci.
Purtroppo succede perché siamo vittime di input erronei da parte della società e dai massmedia; divisi tra anelare ad essere un modello perfetto e magro e l’agognare cibi cosidetti “trigger” portati sempre alla nostra attenzione sempre dagli stessi mass media. Quante ricette unte e bisunte, quanti dolci da fare venire l’acquolina in bocca ci insegnano a fare, quanti ovetti Kinder i genitori assenti e con i rimorsi portano ai propri figli!
Si arriva quindi a un rapporto conflittuale con il cibo, che acquista un potere sempre più grande, dandoci quella gratificazione che ci viene a mancare in famiglia, al lavoro.. nella vita. Mangiare la Nutella ci dà quelle gioie momentanee che il quotidiano, soprattutto ora nel post-Covid dilaniato dalla guerra, non siamo più in grado di avere o di apprezzare. Il cervello aspetta tali momenti di piacere momentanei dati dal cibo e mangiamo, e ancora mangiamo…. E i chili aumentano e aumentano. Scatta a questo punto un rifiuto del cibo, visto come qualcosa da evitare: “non mangio più il pane”, “non mangio più la pasta”, “per carità mai piu un cioccolatino”, si demonizzano dei cibi e si saltano i pasti convinti così di dimagrire e di ritrovare il più presto possibile il peso forma. Ma qualcosa non funziona, apriamo il frigo e lo svuotiamo in men che non si dica. Andiamo a cena fuori e mangiamo non una portata ma 4, più il dolce.. tanto ormai….
Il cibo è vita e per questo dobbiamo ridargli tutta l’importanza che gli è propria: ci fornisce energia per vivere la nostra quotidianità, è espressione della cultura e della storia di un popolo, e rappresenta la personalità e il pensiero del singolo ( il vegano ha una sua filosofia di vita che passa dal piatto); è piacere! E ha un aspetto conviviale che non possiamo nascondere o negare, così come la sua capacità di indurre assuefazione al pari delle più potenti droghe.

Un tempo le figure come la mia (biologa-nutrizionista) non erano così ricercate come oggi, in quanto il contadino al lavoro nei campi, seguiva i ritmi circadiani della giornata, svolgeva attività fisica quotidiana e mangiava alimenti genuini e semplici, cibandosi solo in determinati orari, mai fuori pasto e solo finchè aveva effettivamente fame, senza abusi di zuccheri o alcool.
L’uomo del 2000, invece, è stressato da forze esterne che lo allontanano dalla naturalità dell’alimentarsi, preda delle pubblicità ingannevoli della tv e delle mode del momento, nonché costretto spesso a fare una vita che non gli si confà, imposta dalla rete sociale e familiare di cui è vittima.
Quando si decide di dimagrire, oltre alla determinazione di perdere i chili in più, ci deve essere anche sicuramente la voglia di capire le cause che portano a quel sovrappeso. Rendendoci conto che la loro risoluzione e la consapevolezza di dimagrire significa cambiare stile di vita, cambiare la propria quotidianità, rompere determinate abitudini, aprirsi al cambiamento e al prendersi cura di sé non nella visione degli altri ma nel rispetto dell’io!
Da qui deriva come il dimagrimento e il riappropriarsi del peso forma non si possano conquistare solo prescrivendo una dieta sterile basata su un calcolo freddo delle chilo calorie totali giornaliere da rispettare e non si può pretendere che una persona riesca di punto in bianco a mangiare solo due foglie di insalata e una triste fetta di pollo ai ferri per tutta la vita, e che riesca a seguire una dieta perfetta a livello di macro e microelementi ma impossibile da fare propria….
Alimentarsi deve diventare non uno stress e fonte di preoccupazione, ma il contrario: il cibo deve diventare uno strumento per stare bene e il momento dello sedersi a tavola deve essere un attimo di riunione, una pausa nella giornata che ci collega con noi stessi tramite le nostre papille gustative. L’aspetto conviviale del cibo va mantenuto in quanto, animali sociali, abbiamo un bisogno naturale e primordiale di condividere il momento del pasto con i nostri simili, di godere il piacere insieme magari facendo due chiacchiere o due risate. E’ importante dedicare tempo e concentrazione all’alimentazione! Non ingurgitare frettolosamente, magari convinti che mangiando di fretta si dimagrisca, perchè non si dà importanza al nostro “nemico”…ma non si scappa, il pensiero si ripresenta più forte che mai, più violento e non ci lascia scampo dal trangugiare, per disperazione e presi da un assalto di fame, cibi vietati e ipercalorici.
Facciamo pace con il cibo! Non entriamo in conflitto con esso, poiché vincerebbe sicuramente la battaglia finale!
- È il vino pericolo per la salute? Facciamo il punto “biochimico” - Giugno 5, 2023
- Facciamo il punto ‘biochimico’: è il vino pericolo per la salute? - Marzo 4, 2023
- Dall’uva al vino - Gennaio 20, 2023