La storia dell’uomo è da sempre stata caratterizzata dalla successione di scoperte, che siano esse casuali come la semplice ruota o grandi e ricercate come la penicillina e da sempre queste scoperte hanno plagiato la nostra storia nel corso dei millenni, facendo in modo che ci evolvessimo, fino a diventare ciò che siamo oggi. Forse senza alcuna di esse oggi saremmo esseri diversi, meno evoluti o forse più. Due di queste scoperte casuali, che nonostante la loro diversità, hanno tantissime cose in comune e sin dai tempi antichi hanno modificato e sviluppato all’unisono le storie, credenze e usi comuni dell’essere umano, sono vino e tabacco.

Due prodotti antichissimi, la Vitis Vinifera Silvestris cresceva spontanea circa 3.600.000 anni fa e la Vitis Vinifera Sativa dedita alla coltivazione di uva è databile ad almeno 4000 anni prima di Cristo, passando da epoca in epoca attraverso Etruschi, Egizi e Romani fino ad oggi. Non da meno il tabacco, che fu conosciuto dai visitatori del nuovo mondo molto più tardi della sua comparsa sul nostro pianeta, il 12 Ottobre 1492, quando al nostro connazionale Cristoforo Colombo approdato sull’isola di Guanahanì, successivamente ribattezzata col nome di San Salvador, un abitante locale offrì in dono delle foglie di Nicotiana Rustica (progenitrice della Nicotiana Tabacum) pianta che da migliaia di anni veniva utilizzata dalle popolazioni locali e che per consumo ricreativo veniva essiccata arrotolata in lunghi cilindri e fumata avendo molteplici scopi e usi.

Da sempre l’uomo è stato affascinato ed incuriosito da prodotti, che siano frutti, erbe o radici che in qualche modo riuscissero ad alterare gli stati di coscienza della mente umana, riuscendo così a metterlo in contattato con il soprannaturale o spirituale. Le leggende sul vino e sul tabacco alimentano la fantasia di chi le racconta e di chi le ascolta ormai da secoli, ad esempio gli antichi greci narravano di Dionisio, Dio al quale veniva attribuita l’invenzione del vino, poiché: “esso, ghiotto di quelle uve, iniziò per diletto a premerle dentro una tazza ed invitato dal profumo sprigionato, ne bevve il succo rosseggiante e spumoso, ricevendo immediatamente una scossa rinvigorente e ringiovanente”. I romani, attribuivano il dono del vino al Dio Bacco, considerandolo in primis una bevanda medica ricca di poteri curativi, oltre che un liquido preziosissimo, il cui consumo ‘’non diluito con acqua’’ era riservato solo agli dei o ai sacerdoti. Allo stesso modo il tabacco fu considerato per migliaia di anni un dono divino poiché, il suo principio attivo, la ‘’nicotina’’ che assorbita in grandi quantità, è capace di indurre una trance estatica molto potente, fino ad arrivare al coma nicotinico ed infine alla morte, insieme ad altre piante veniva consumato attraverso masticazione, infusione in acqua, o semplicemente essiccato e fumato soltanto dagli sciamani o stregoni delle tribù. Tutto ciò riusciva a mettere l’uomo in contatto con gli spiriti o Dei, quindi in grado di portare fertilità a donne sterili, benedire una battuta di caccia fino a poter parlare direttamente con entità soprannaturali per prevedere il futuro.
Altro punto comune di questi due fantastici prodotti, è che entrambi ci vengono donati dalla nostra madre terra e per romantico che sia, questo implica anche molteplici problemi come la discontinuità produttiva poiché, sia la vite che la pianta del tabacco, essendo soggette a temperature, gradi di umidità, venti ed esposizioni solari variabili non permettono di avere ogni anno un prodotto identico all’anno precedente. Detto ciò, va da sé che questi siano aspetti comuni che possiamo ritrovare non solo nella vite e nel tabacco ma in tutti i prodotti provenienti da agricoltura, sarebbe vero se le analogie tra vino e sigari si fermassero qui, infatti oltre a tutte le similitudini già citate sia storiche che spirituali, è davvero stupefacente come la filiera produttiva di due prodotti così diversi tra di loro, possa avere in comune così tanti passaggi tra cui i cinque più importanti sono i seguenti:
L’attenzione alla raccolta. E’ molto importante, per diversi motivi, che sia le uve, sia le foglie di tabacco arrivino perfettamente integre in cantina/fabbrica.
Appassimento/Essiccazione. Come per le uve dedite alla produzione di vini passiti è importante che vengano appunto appassite, è necessario che anche le foglie del tabacco prima di subire ulteriori processi vengano essiccate.
Fermentazioni. Altro passaggio fondamentale per la produzione di un buon vino o sigaro è quello di sottoporre la materia prima a diverse (sia per numero che per scopi specifici) fermentazioni.
Assemblaggio. Questa operazione dedita ad esempio alla produzione dei vini spumanti, possiamo ritrovarla anche nella produzione di “puros” ed è effettuata dal “mastro ligador” che selezionando diversi tipi di tabacco di diversa provenienza e di annate differenti crea la “receta” (ricetta).
Affinamento. Come un buon vino anche un buon sigaro, ha bisogno di un tempo minimo di affinamento ad umidità e temperatura controllate, per poterci donare i suoi sentori in tutta la loro complessità ed eleganza.
Tutto ciò, potrebbe far scaturire non poca curiosità, sia ai cultori del buon vino verso il mondo del “Tabaco Negro”, sia ai cultori del fumo lento verso il mondo dell’arte vitivinicola. Perché allora non mettere in comunicazione questi due binari paralleli? Cercando di creare abbinamenti che abbiano in comune un solo scopo, donare al consumatore, una indimenticabile esperienza sensoriale.
L’abbinamento

Iniziamo col dire che non esiste una vera e propria tecnica di abbinamento tra un vino ed un sigaro, il motivo principale è che nonostante siano due prodotti aventi molti punti comuni, ne presentano altri che vanno in disaccordo. Ad esempio la degustazione tecnica ed analitica di un vino, non può avvenire degustando al contempo ulteriori prodotti commestibili se pur molto delicati, figurarsi un sigaro, poiché potrebbero falsare la nostra analisi.

Allo stesso modo, la degustazione tecnica ed analitica di un sigaro, non potrebbe accompagnarsi ad un vino poiché i polifenoli all’interno di quest’ultimo, anche se in piccola quantità, provocando la classica sensazione astringenza, potrebbero falsare l’analisi del sigaro, motivo per cui le degustazioni tenute da un “Cigar Sommelier” possono accompagnarsi soltanto ad acqua leggermente frizzante. Tuttavia il nostro abbinamento non vuole essere un metodo d’analisi oggettiva ma bensì un modo per degustare al meglio due prodotti eccellenti, in modo da regalarci un’esperienza gustativa da meditazione, tuttavia, per far ciò è bene seguire delle regole di base.
Per un buon abbinamento tra un vino ed un sigaro ci serviremo della analogia gusto/olfattiva, quest’ultima si riferisce alla similitudine della quantità, struttura ed intensità gustativa e aromatica presenti in un vino, che devono essere appunto analoghi a quelli presenti nel nostro sigaro, tutto ciò per far sì che il nostro vino non risulti debole in confronto al tabacco che stiamo fumando e viceversa. Scegliendo una vinificazione in bianco, avremo la caratteristica positiva di una bassa carica polifenolica ma la temperatura di servizio più bassa tenderà ad anestetizzare leggermente le pareti della nostra bocca dedite alla percezione dei sentori aromatici sprigionati dal tabacco.
Scegliendo una vinificazione in rosso, avremo la caratteristica positiva della più alta temperatura di servizio ma la carica polifenolica più alta, generando astringenza, potrebbe non farci apprezzare il bouquet aromatico del nostro sigaro. Ma allora dove sta la verità? In ultima analisi citando Aristotele: “In medio stat virtus” (la verità sta nel mezzo), perchè dopo aver acceso il nostro “puro”, potremo lasciarci tentare sia da un rosso purchè poco/sufficientemente tannico, sia da un bianco purchè strutturato e servito ad una temperatura leggermente superiore a quella canonica. Concludo consigliandovi tre prodotti con i quali poter effettuare la vostra prima degustazione di abbinamento tra vino e tabacco.
- Vino e sigari, l’abbinamento - Gennaio 20, 2023