La Malvasia delle Lipari è uno tra i vitigni autoctoni più antichi della Sicilia, vino dolce che si distingue per aromaticità, complessità e morbidezza. L’ arcipelago eoliano con le sue sette isole di origine vulcanica (Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli e Vulcano), con la presenza di alcuni vulcani ancora attivi, al largo della costa settentrionale siciliana, affascina per gli scorci naturali, la bellezza del mare e i sapori della cucina semplice e genuina.
Situate nel Mar Tirreno, in provincia di Messina, vicine tra loro e circondate da una moltitudine di scogli e isolotti, le Eolie sono polo di attrazione turistica per le loro caratteristiche ambientali e paesaggistiche, il mare pulito, le spiagge bianche, le insenature, i tramonti mozzafiato, la natura incontaminata, la storia e la cultura e anche per il loro nettare, la Malvasia delle Lipari doc, le eolie sono una spaccato storico che è possibile leggere attraverso gli scavi archeologici, le antiche chiese, i ruderi di caseggiati raggruppati in frazioni, una volta prosperi e piene di vita, oggi deserte. Le isole furono colonizzate dai greci intorno al 580 a.c., le chiamarono isole eolie poiché ritenute la dimora di Eolo (dio dei venti). A Lipari ci furono dei ritrovamenti di monete antiche con l’immagine di tralci e di grappoli, che testimoniano le antiche origini e l’importanza economica della viticoltura in questa zona geografica. Tra tutte le isole è certamente Salina, il cui nome deriva da una piccola laguna in riva al mare dove un tempo si estraeva il sale, quella che più delle altre ha saputo salvaguardare e valorizzare la sua storica anima rurale, mantenendo la propria economia basata sulla coltivazione del cappero e sulla produzione del vino malvasia. Secondo lo storico Diodoro Siculo il vitigno fu importato nelle Lipari dai primi colonizzatori greci intorno al 588-577 a.c., ma studi più recenti affermano che le prime barbatelle di malvasia furono impiantate a Salina alla fine del diciottesimo secolo a Capo Gramignazzi. Fu grazie all’opera dei veneziani se, a partire dal XV secolo, la malvasia divenne il vino più’ importante d’Europa. Il nome malvasia deriva sicuramente da un piccolo paese del Peloponneso, “moni emvasis” (porto con una sola entrata), dove i veneziani ebbero

’occasione di gustare per la prima volta questo vino dolce, aromatico, medicamentoso. La malvasia tra il 1300 ed il 1600, al culmine della potenza economica di Venezia, divenne il vino così famoso da rappresentare il sinonimo dell’eccellenza. L’importanza economica di questo vino (in Inghilterra veniva scambiata una botte per una balla di lana), indusse la repubblica di Venezia a creare uno scalo apposito chiamato ancora oggi il Fondaco delle Malvasie. Una leggenda cristiana fa risalire l’origine del nome ai tempi delle dominazioni musulmane, e racconta di un contadino che portava un’anfora colma di moscato, e per nasconderla al governatore arabo, che aveva incontrato nel suo cammino, e gli chiedeva cosa contenesse l’anfora, questi rispose “succo di malva” e supplicò Dio per non essere scoperto, che trasformasse il vino in malva, esclamando “malva-sia”. il contadino fu esaudito, infatti il governatore arabo quando lo assaggiò fece un’espressione di disgusto e lo lasciò andare. Le testimonianze scritte più antiche della coltivazione delle Malvasie in Italia sono comprese tra il 1500 e il 1600, in quel periodo si faceva molta confusione anche tra il vino malvasia ed il greco, molto simili per caratteristiche.
Molti vitigni cambiano, così al nome malvasia si aggiunse un aggettivo per indicarne l’origine (di Candia, di Casorzo, delle Lipari ecc.) o le caratteristiche qualitative (aromatica, bianca, rosa ecc.), viene applicata una tecnica di produzione comune quale l’appassimento, o in pianta o su graticci a seconda delle condizioni climatiche. La viticoltura a Salina, come nelle altre isole, è quella che si definisce “eroica” costituita per lo più da piccoli appezzamenti con ilari disposti su terreni scoscesi d’origine vulcanica e pomicia, ricchi di sostanze organiche e minerali, con allevamenti a spalliera, a pergola bassa e a contro spalliera, nei quali tutte le operazione sono condotte tradizionalmente a mano.


Oggi alle Eolie ci sono circa 65 ettari vitati di Malvasia delle Lipari, dei quali il 70% passito, una delle denominazioni italiane più affascinanti e ricchi di storia, vini prodotti in un territorio che rientra nel “patrimonio dell’umanità”, quello dell’arcipelago delle isole Eolie o Lipari che è stata una delle prime doc ad essere riconosciuta in Sicilia con D.P.R. del 20 settembre 1973. Gran parte della produzione della doc Malvasia delle Lipari si concentra in 3 delle 7 isole (Salina, Lipari e Vulcano e comprende vini bianchi, passiti e liquorosi, che devono essere ottenuti dalle uve del vitigno Malvasia per un massimo del 95% e dal 5% al 8% (di minutedda) Corinto nero.
Le uve Malvasia sono lasciate appassire sulla pianta nel caso di vendemmia tardiva, oppure raccolte a maturazione avanzata con la selezione dei grappoli migliori e poste sui cosiddetti cannizzi, sulle quali appassiscono lentamente per circa 10/20 giorni, in condizioni atmosferiche perfette, con una particolare procedura quotidiana di “scannizzamento” e “incannizzamento”, ovvero persone addette spostano le cannizze al sole durante le ore soleggiate e le riparano dentro alle pinnate (locali areati) durante le ore notturne o durante i giorni umidi e piovosi






Quando le uve sono ben asciutte e appassite si procede alla diraspatura e alla pigiatura, il mosto è messo in botti di castagno o di rovere o in acciaio affinché possa fermentare, in ultimo si procede a due travasi, uno a gennaio, l’altro intorno a marzo, anche per la versione liquorosa la raccolta delle uve può essere in epoca vendemmiale normale, che leggermente ritardata (uva surmatura), in alcuni casi si procede anche a un parziale appassimento delle uve in locali idonei. Le uve sono quindi pigiate sofficemente e il mosto così ottenuto è sottoposto a parziale fermentazione alcolica, stabilizzato e quindi mutizzato con aggiunta di alcool di origine vinicola o acquavite di vino.
La degustazione
Giallo paglierino carico tendente al dorato, sentori di albicocca, miele, eucalipto, muschio, ginepro, frutti esotici, zagara, fiori di campo, aromaticità tipica e spiccata, dolce ma non stucchevole, vellutato, armonico, morbido, intenso, ricco di aromi di albicocca candita, miele, frutta secca, mandorle, sostenuto da una piacevole freschezza, intenso, fragrante ed alcolico nella versione passito e liquoroso.
Abbinamenti
Il residuo zuccherino della malvasia delle Lipari, soprattutto nella versione passita e liquorosa li rendono perfetti in abbinamento al dessert, ottimi con il cioccolato e con la pasticceria secca, ma anche con formaggi stagionati o erborinati. Alcune aziende produttrici di Malvasia delle Lipari doc: Hauner, Colosi, Paone, Caravaglio, Fenech, D’amico, Virgona, Barone di Villagrande, Florio, Tenuta Capofaro, Punta Aria, Tenute di Castellaro.
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