Ma che freddo fa! 1

Ma che freddo fa!3 min read

Ho riflettuto a lungo su cosa raccontarvi in questa puntata – sappiatelo – e sono giunto alla conclusione di accantonare la mia naturale propensione all’universalità per passare ad argomenti più specifici.
Lo faccio nella convinzione che possiate capirmi, partendo dalla solita metafora enologica.
Per gustare appieno qualsiasi calice di vino non è necessario solo un bravo sommelier; occorre che l’ambiente e l’atmosfera siano adatti, accoglienti.
Caldi.
Avete sentito anche voi?
Un tac secco, crudele, definitivo.
E’ il suono dei riscaldamenti dei teatri di tutta Italia che si rompono all’unisono, poco prima dell’arrivo delle varie compagnie di giro.

Ne sono rimaste poche, bisogna dirlo, di compagnie che girano il Paese per più di sei mesi l’anno in maniera (quasi) ininterrotta; il sottoscritto ha la fortuna di lavorare per una di queste, per cui pensa proprio di poter parlare con cognizione di causa.
La tournée è cominciata a fine Ottobre e proseguirà fino ai primi di Maggio, ma il fulcro delle attività è il periodo invernale.
La recente crisi energetica ha costretto i gestori (e i proprietari) dei teatri a fare i conti con l’erogazione del gas e dell’elettricità.
A farne le spese però, non sono solamente le compagnie; ma anche – e soprattutto – il pubblico.
“Quando arrivate? No, dovete darmi un orario preciso, perché devo accendere i riscaldamenti”
“Avete freddo? Abbiate pazienza, io il riscaldamento l’ho acceso” “Ma quando?” “Mezz’ora fa” “Ma questo è un teatro da 1200 posti, perché sia caldo il riscaldamento va acceso almeno un giorno prima” “le bollette me le pagate voi?”
No.
Le compagnie di giro pagano affitti già esorbitanti per avere a disposizione una manciata di ore (al mattino o alla sera, non importa); ci mancherebbe anche dover pagare le bollette. Quelle dovrebbero essere comprese nel canone di affitto, ma sapete com’è?
Certa gente non aspetta altro che aver la scusa buona per guadagnare qualche spicciolo in più, e allora si approfitta delle persone che hanno bisogno di uno spazio per guadagnarci senza spendere troppo.

Vogliamo parlare dei cinema – teatro, che oltre a prendere i soldi dell’affitto pretendono di tenere aperto il bar?
Si può vedere una platea di ragazzini intenti a scartare e sgranocchiare pop-corn?
E’ educativo?
E’ morale?
E’ giusto?
Plinio de Martiis soleva dire che “il bello della vita è che ognuno ha le proprie ragioni” e non possiamo dargli torto; ma usare le proprie ragioni per fregare gli altri non è bello, non lo è affatto.
Che Paese siamo diventato dove si lascia al freddo una platea di ragazzi ma, con l’altra mano, li rimpinziamo di pop-corn?
Qua non stiamo parlando di cultura; ma di educazione, di rispetto.
Affacciandosi dal palco verso il pubblico, ogni attore, ogni artista, sogna di vedere quello che spera.
Però, per preparare un futuro degno di questo nome, è necessario che le premesse, le basi, le fondamenta, siano solide, costruite con materiali di prima qualità.
Per creare un’atmosfera degna di questo nome, cari/e sommelier, occorre altro oltre a un buon prodotto.
Occorre predisporre uno spazio dove alla professionalità si unisca un’imprescindibile passione per servire l’Altro, farlo star bene, coinvolgerlo nella bellezza e nel comfort di un momento.
Con calore.

Francesco Tozzi
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