I romanzi incentrati sulla figura di Bruno Arcieri, tra i quali rientra anche questa opera, attraversano oltre un trentennio di vita italiana del secolo scorso, toccando alcuni degli eventi più rilevanti a cavallo tra gli ultimi anni del regime fascista e l’avvento della Repubblica.
Nella serie ritroviamo l’intrigante personaggio partorito dalla penna di Gori prima capitano dei Carabinieri durante gli anni Trenta, poi ufficiale dei servizi segreti nel corso della Seconda Guerra Mondiale e, infine, pensionato dall’esistenza piuttosto turbolenta tra lo spirare degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo.
Lo scenario di questo eccellente libro, ambientato nel gelido inverno del 1941, è il fronte russo durante il secondo conflitto mondiale. In particolare, le azioni si svolgono nella città ucraina di Stalino, l’attuale Donec’k occupata nel 2014 dall’autoproclamata Repubblica Popolare di Doneck e annessa nel 2022 dalla Russia a seguito dell’invasione ancora in atto di ampie zone dell’Ucraina.
È lì che Arcieri viene inviato dal Comandante del Servizio di Informazioni Militare (SIM), dopo che è stato intercettato un messaggio inviato da un agente inglese che si cela nei pressi del locale ospedale militare italiano. La spia chiede urgentemente nuovi codici, indispensabili per trasmettere notizie riguardanti un orribile segreto.
Una notizia che deve essere mantenuta assolutamente riservata, soprattutto nei confronti degli alleati tedeschi.
Per mascherare il vero obiettivo della sua missione, Arcieri riceve quindi l’incarico di investigare sulla sottrazioni di materiale militare del regio esercito nella zona di Stalino.
Un’indagine che mette in apprensione graduati e soldati, rendendoli sospettosi e poco collaborativi, visto che ruberie di quel tipo non costituiscono casi eccezionali, data la precaria situazione degli approvvigionamenti destinati sia ai combattenti che ai sanitari.
Il compito assegnato al capitano è reso ancora più complicato dall’opprimente paesaggio in cui si trova ad agire e dal terribile freddo che penetra nelle ossa attraverso divise e scarpe non adatte per quel clima inclemente.
Un contesto surreale nel quale i cadaveri congelati di soldati e civili attendono accatastati l’uno sull’altro di essere sepolti in fosse comuni ed è palpabile la drammatica situazione in cui i medici si trovano a operare.
Le uniche loro distrazioni sono costituite dagli alcolici e dalle ragazze ucraine che circolano nel complesso sanitario, tra le quali Arcieri incontra l’affascinante libraia Irina, che gli fa conoscere il padre di origini italiane, sfollato dalla Crimea per sottrarsi alle persecuzioni staliniane.
E, man mano che prosegue la ricerca della spia e della radio dalla quale trasmette, Bruno percepisce con sempre maggiore disgusto l’orrore che lo circonda e prende dolorosamente coscienza delle nefandezze commesse dai nazisti.
In sintesi, La libraia di Stalino è un romanzo potente e di grande intensità emotiva – che consiglio senza dubbio di leggere – nel quale l’autore mette in evidenza attraverso gli occhi del protagonista un raccapricciante spaccato di quello che, a mio avviso, è stato il momento più buio della civiltà umana.
Una tragedia nella quale s’intersecano perfettamente sprazzi della storia d’amore tra Arcieri e l’ebrea Elena Contini e qualche nota di jazz.

- La libraia di Stalino (TEA) di Leonardo Gori - Settembre 6, 2023
- Non tutto è perduto (Guanda) di Marco Vichi - Giugno 19, 2023
- La pioggia (SEM Libri) di Piernicola Silvis - Gennaio 20, 2023