Dissonanza di Veruska Saetta - Parte 1 1

Dissonanza di Veruska Saetta – Parte 17 min read

Veruska Saetta

Nata in Abruzzo dove ad oggi vivo e lavoro, una laurea in Architettura nel cassetto insieme alla miriade di storie in cui mi piace perdermi come lettrice e da qualche anno anche come autrice. Appassionata di ogni genere di arte, sono convinta che ciò che più conti sia sempre il viaggio e non la meta.

Il racconto DISSONANZA ha vinto “Racconti intorno al vino – Premio letterario Nino D’Amato 2021” organizzato a Barolo da Città del Vino.

Il mestiere di giornalista per me è simile a quello di compositore musicale. L’articolo non è semplice informazione, è un insieme di termini messi in fila per creare una sinfonia, dove ogni frase funge da pentagramma e le parole, devono avere la fluidità di note musicali. Sono zelante, un estenuante, metodico perfezionista, fino alla noia se serve, e nel mio lavoro, non ammetto nessuna stonatura. Ottenere la musicalità che desidero necessita di preparazione e studio, estro e ritmo, ma anche la sinfonia più bella perde d’intensità se manca la conoscenza profonda della materia di cui parlo.
Quando mi affidarono il compito di scrivere un articolo sulle piccole tenute della regione, stentavo a crederci. Proprio io, un astemio, un uomo che nella vita al massimo si è bagnato le labbra con il vino, e solo in occasioni particolari, incaricato di raccontare un mondo non solo a me sconosciuto, ma che non mi interessava affatto. La mia esperienza non aveva nulla a che vedere con le sfaccettature emozionali dell’enologia essendo principalmente un economista e collaborando con una rivista che trattava tutt’altro. Non capivo proprio perché dovessimo parlare di campagne e vitigni, e soprattutto, non comprendevo perché dovessi essere io a farlo.
Il tono cinico con cui Gigli, il caporedattore, rise alle mie rimostranze, mi arrivò chiarissimo anche attraverso il telefono.
-Perché? Perché il settore del vino è in continua crescita, perché piace a tutti e si vende, quindi venderemo anche noi. E poi perché sei il miglior professionista che abbiamo e ti paghiamo bene! Ti basta Sardiello?
Ero stato messo con le spalle al muro, odiai ammetterlo ma aveva ragione su ogni punto, inoltre non mi vennero in mente scuse per tirarmene fuori, troppo preso dal senso di disagio che si stava affacciando nello stomaco.
-Ok… info da darmi?
-Ti sto mandando una mail con quelle che ti servono per cominciare, dovrai intervistare sei giovani imprenditori, tre uomini e tre donne. Il pezzo uscirà con il numero speciale di dicembre e la consegna, come sai, è un mese prima.
-Uhm. Altro?
Era palese la vena ironica della mia domanda, ma lui non la percepì.
-Ah Sì! Dimenticavo. La richiesta del focus viene direttamente dalla proprietà del giornale. Cerca di farci fare bella figura. Per il resto, hai campo libero.
-Ok…
Spesso mi danno del bastardo, ma chi lo fa, è solo perché non ha mai avuto a che fare con Gigli, lui sì che è degno di questo titolo. Sapevo bene che la consegna andava fatta un mese prima e sapevo anche che avrei avuto solo poche settimane per assecondare il desiderio di chi mi pagava lo stipendio. La fretta è nemica della perfezione, oltre al disagio, si aggiunse anche l’ansia, un binomio inconcepibile per uno scrupoloso come me. Iniziai a camminare nervoso per la stanza pensando alla traccia da seguire, alle fonti da analizzare. Più pensavo e più camminavo. Se la mail non fosse arrivata a breve, probabilmente avrei consumato il parquet del soggiorno. La mia sfida prese vita attraverso i caratteri neri sul fondo bianco del computer. Potevo giocare con le parole quanto volevo, stupire con i miei voli pindarici, ma la nota stonata, anche se solo alle mie orecchie, sentivo che sarebbe rimasta.
Non avevo idea di come iniziare, passai una settimana buona studiando i siti delle aziende e consumando il parquet di casa, finché presi una decisione. Mi avevano messo addosso tutte le pressioni possibili, ma uno dei vantaggi di essere un giornalista, è poter scegliere su cosa focalizzare l’attenzione e l’esperienza decisamente non mi mancava. La mia specialità sono sempre state le cifre, tattiche di marketing, era palese che avrei dovuto battere la strada a me più congeniale. Ogni azienda, in fondo, tiene a mostrare ciò di cui è capace, non importa il settore. Intuivo già che non avrei trovato opposizione negli imprenditori, e se tutto fosse andato come pensavo, sarebbe stata una vittoria a mani basse.
Quando Gigli mi chiamò per avere aggiornamenti, mi trovò libero dall’ansia e concentrato nel chiudere la lista delle domande.
-Non preoccuparti, sto per iniziare le interviste, consegnerò entro i termini e ti dirò di più… l’articolo non solo rimarrà nei binari della linea editoriale, sarà anche interessante per il target dei lettori e darà luce alle piccole cantine.
-Cosa darei per vedere la tua fuoriserie percorrere quei sentieri sconnessi e polverosi di campagna…
-Quanti anni sono che lavoriamo insieme… quindici?
-Più o meno, perché?
-Perché nonostante tutto non mi conosci affatto! Non ho intenzione di muovermi dalla città. Chiederò un incontro virtuale, una video chiamata insomma, sono giovani, credo che accetteranno di buon grado.
-E le foto?
-Me le farò mandare da loro, avrò solo l’onere di scegliere le più adatte.
Questa volta fu lui a chiudere la telefonata perplesso, ma io sapevo come muovermi. Avevo già preso contatti con le aziende ed ero certo che allegando alla mail di richiesta intervista l’elenco delle domande, li avrei messi a proprio agio. Anticipare gli argomenti da affrontare, di norma, la spaccio per una forma di cortesia, un modo per rompere il ghiaccio e dare l’opportunità di prepararsi le risposte migliori. In un certo senso lo è, ma soprattutto, è un gran risparmio di tempo, soprattutto per me.
Seguire il mio intuito mi diede ragione. Ebbi dalla mia parte l’interesse incondizionato degli intervistati, impossibile negare l’importanza dell’essere nominati su una rivista come la mia, sarebbe stata pubblicità con risonanza nazionale, un’occasione unica. Ogni passaggio si svolse come prevedevo e le video interviste si rivelarono fruttuose. Ero soddisfatto, la sinfonia stava prendendo forma.
Il resto del lavoro rientrò nella norma, impostai il reportage equilibrando la freddezza dei numeri e dei bilanci con il calore delle immagini, tutto si sarebbe diluito tra colline e filari, botti ed etichette, calici e ritratti di famiglia. Aspettavo solo di intervistare la reggente dell’ultima cantina e poi avrei potuto completare il pezzo. Mancava soltanto Nunzia Nodiga, proprietaria della tenuta omonima. All’inizio rispose con molto interesse ma poi si eclissò. Non solo non fissò una data per l’intervista, ma neanche si degnò di rispondere a telefonate e messaggi. La scadenza si avvicinava e l’articolo era fermo, di una cosa sola ero certo: a prescindere dal risultato del mio lavoro, avrei ricordato quell’articolo per le montagne russe di emozioni, tra l’ansia e la sicurezza. Non potevo aspettare oltre e decisi di telefonare al capo, solo lui avrebbe potuto aiutarmi ad uscire dal ginepraio.
-Non ci credo! Il tuo metodo infallibile ha fatto cilecca!
-Dai non mi va di scherzare! Della Nodiga non c’è traccia e se continuo a chiamare e mandarle messaggi rischio una denuncia per stalking…
-Quindi?
-Quindi… lo so che la scelta delle sei cantine è avvenuta pescando da una rosa di candidati, mi serve solo una sostituta, una nuova imprenditrice che non si faccia desiderare come l’altra.
-Una rete di salvataggio insomma. Va bene, fammi vedere che si può fare.
Poche volte sono stato contento di ricevere una mail da Gigli come quando ricevetti quella con il nome della sesta imprenditrice. Neanche a dirlo, nel giro di tre giorni ebbi la mia intervista e conclusi la stesura del pezzo proprio a ridosso della scadenza. L’ansia e il senso di disagio completamente dileguati. Al diavolo il vino! Al diavolo Nunzia Nodiga! Il mio lavoro era finito e anche se non perfetta, ero riuscito a comporre la mia melodia, ma la dissonanza non era scomparsa, e non mancò di farsi sentire. Appena premuto il tasto invio del portatile, lo schermo del cellulare si illuminò per l’arrivo di un messaggio. Non potevo crederci, era lei, Nunzia Nodiga, incredibile il suo tempismo. Pensai che probabilmente voleva scusarsi o proporre una data per l’intervista, invece il testo conteneva qualcosa di totalmente inaspettato.
-Lei è astemio, vero?

(Continua)

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